358 mila fiorentini, il 98,5% dei residenti, vivono in un forno. Sono esposti a temperature superficiali medie pari o superiori a 40 gradi: uno su cinque, poco meno di 66 mila cittadini, sono anziani con una età superiore ai 74 anni e bambini con meno di 5 anni. Sono i soggetti più a vulnerabili e più rischio che vanno difesi dalle bombe di calore che mettono in pericolo la loro vita. Il caldo infernale di queste settimane “picchia” duro sulle città toscane, in particolare sul capoluogo dove si è perso il conto delle giornate da bollino rosso e delle notti tropicali con la colonnina di mercurio stabilmente al di sopra delle medie stagionali tanto da proiettare il 2024 verso l’anno più rovente di sempre. Un impatto, quello del caldo killer, che causa ogni anno il decesso di 14.500 mila italiani. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base del rapporto “L’Estate che Scotta” elaborato da Greenpeace sui dati Istat che torna a sollecitare l’urgenza di predisporre le nostre città a sempre più lunghi periodi di caldo con conseguenze pesanti per la nostra salute psico fisica.
“Dobbiamo adattare le nostre città ad uno scenario per cui oggi non sono ancora pronte. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana - Piantare più alberi di quello che stiamo facendo oggi e creare isole verdi, giardini, aree arborate, che hanno la capacità di abbassare le temperature anche di 8 gradi e sono allo stesso tempo la risposta più efficace alle conseguenze dirette dei cambiamenti climatici che si manifestano con devastanti ed violenti eventi estremi. Ma è necessario anche ripensare lo sviluppo delle città dove l’intensa urbanizzazione le ha trasformate in forni anche alla luce della conclamata tendenza dell’aumento delle temperature”.
Secondo le stime del rapporto di Greenpeace su 363.837 residenti nel Comune di Firenze, 358.505 sono colpiti dalle ondate di calore di questi 12.195 sono bambini e 53.760 sono anziani (i dati sono riferiti a luglio 2023). Si tratta del 98,5% della popolazione residente, un dato sicuramente migliore rispetto alla media nazionale dove si stima che l’87,3% delle persone, 8,3 milioni di italiani, sia costretta a vivere in città dove le temperature sono pari o addirittura superiori ai 40 gradi. Ma tra i più alti tra le città 21 capoluogo considerate dietro solo a Palermo (100%), Cagliari (98,8%), Napoli (99,7%), Bari (99,2%). Un dato – evidenzia il rapporto – sottostimato considerando che non sono considerati turisti che, per una città come Firenze, farebbero aumentare di molto la platea di soggetti “stritolati” dal caldo. A validare la relazione tra caldo e cemento è ancora il caso di Firenze dove ad un maggior consumo di suolo corrisponde un aumento consistente delle temperature che hanno raggiunto una media diurna estiva tra il 2017 ed il 2022 di 45,8 gradi nelle aree altamente urbanizzate (fonte Ispra).
Ecco allora che la presenza di alberi e aree arborate potrebbe dare una grandissima mano come dimostrano i dati di Ispra secondo le differenze registrate tra le aree urbane, fortemente antropizzate, in cui vivono tre cittadini toscani su dieci, e le aree rurali caratterizzate dalla presenza di diffuse ed estese zone verdi, è di circa 8 gradi oscillando tra una differenza di 4,2 gradi al di sotto dei 200 metri ed i 6,4 gradi tra una altitudine compresa tra i 200 ed i 600 metri.
Un ruolo chiave, per adattare le città al nuovo quadro climatico, può arrivare dal florovivaismo che può contare su oltre 3 mila imprese specializzate. “Le imprese florovivaistiche toscane sono leader a livello mondiale – conclude la presidente Cesani – ed hanno la conoscenza e le competenze per sostenere e consigliare le istituzioni ed i cittadini nei percorsi di adattamento delle città e degli ambienti urbani al nuovo scenario climatico creando le condizioni indispensabili per migliorare la qualità della nostra vita e difendere le categorie più fragili come gli anziani ed i bambini dal caldo e dagli eventi estremi che con sempre più frequenza si abbattono su di noi”.