102 Views

29 Marzo 2011
FABBRICATI: 3 MILA IMPRESE AGRICOLE DEL CIRCONDARIO SPERANO NELLA RISOLUZIONE

3 mila imprese agricole del circondario dell’empolese valdelsa sperano nella risoluzione Fluvi e Bernardo per non pagare l’Ici sui fabbricati rurali. Dopo le perplessità, il dibattito e le “sentenze” i proprietari di fabbricati rurali ora hanno qualche speranza in più per non pagare l’Imposta Comunale Immobili, pretesa da alcuni comuni dell’Empolese Valdelsa. Un’interpretazione che aveva scatenato la protesta degli imprenditori agricoli che avrebbero dovuto pagare, secondo il parere delle amministrazioni comunali – in particolare Vinci che aveva provveduto all’invio della cartelle retroattive per gli ultimi 5 anni – la tassa su tutte quelle strutture, come capannoni per il ricovero di mezzi agricoli e attrezzi, granai, pollai utilizzati per fini agricoli, e non per viverci. Ora la parola spetta al Senato che dovrà tradurre in legge quando disposto dalla risoluzione. “La legge – spiega Claudio Lombardi, Segretario di Zona Coldiretti per il circondario – era ed è stata interpretata in maniera distorta. Ci sono casi in cui le imprese agricole avrebbero dovuto pagare, secondo quando preteso dai Comuni, anche 3 mila euro di Ici per fabbricati strumentali. Sarebbe stata una follia. Stiamo parlando di fabbricati occorrenti e indispensabili per l’esercizio agricolo e per l’attività aziendale”.
A dar man forte agli agricoltori, sostenuti da Coldiretti è appunto la risoluzione n.7-00505 che chiarisce e ribadisce quando già sostenuto dalla principale organizzazione agricola – testuali parole – “che non si considerano fabbricati, e non sono dunque assoggettati all'Ici, le unità immobiliari, anche iscritte o iscrivibili nel catasto fabbricati, indipendentemente dalla categoria catastale, per le quali ricorrono i requisiti di ruralità di cui all'articolo 9 del decreto-legge n. 557 del 1993, fermo restando che non possono comunque essere riconosciuti rurali i fabbricati ad uso abitativo, che hanno le caratteristiche delle unità immobiliari urbane appartenenti alle categorie A/1 ed A/8, ovvero caratteristiche di lusso”. Ora la parola passa al Senato che dovrà mettere nero su bianco quando previsto dalla risoluzione.
“Un’interpreazione che va nella direzione – sottolinea ancora Lombardi – da noi più volte evidenziata: la categoria A/6 non esiste più, o per lo meno, non è più presente sul territorio in quanto rispecchia la struttura di fabbricati che non hanno più le caratteristiche tecniche delle strutture presenti oggi. Mancano, per esempio, i servizi igenici primari; per la categoria D/10 attribuibile ai fabbricati strumentali, e quindi, non abitativi, non sempre viene riconosciuta dal catasto, e resta indispensabile il requisito oggettivo del possessore dell’immobile. L’applicazione dell’Ici anche sui fabbricati rurali rischiava di costare cara alla imprese agricole che già devono far fronte all’aumento dei costi di produzione e ad altre voci che appesantiscono la competitività aziendale in una fase storica di congiuntura negativa”.

Quando acquisti un prodotto alimentare leggi l’etichetta?

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi